Biglietti

Basilica del Santo

1263 | Il santuario

Già nel 1263 la costruzione era in gran parte completata, al punto che fu possibile traslare il corpo del Santo dalla tomba che si trovava nella piccola chiesa di Santa Maria Mater Domini, dove era stato seppellito dopo che il suo corpo fu trasportato dall’Arcella, sotto la terza cupola. Fu una celebrazione solenne, alla presenza di fra Bonaventura da Bagnoregio, che testimoniò il miracolo della lingua incorrotta. La tomba in serpentino verde fu immediatamente meta di pellegrinaggio e la più antica vita del Santo narra di numerosi miracoli avvenuti presso questo sepolcro, sostenuto da colonne, sotto cui si raccoglievano molti fedeli nella speranza di ottenere aiuto e salvezza.

XIV Secolo | Cappella di San Giacomo

Nel XIV secolo furono realizzate, nelle
estremità del transetto, la cappella dell’arca del Santo, in cui furono traslate le reliquie nel 1350 e la cappella di San Giacomo, commissionata da Bonifacio Lupi di Soragna al famoso scultore veneziano Andriolo de Sanctis. Le pitture con le storie di San Giacomo sono state realizzate dal pittore bolognese Jacopo Avanzi e da Altichiero da Zevio. La cappella è un capolavoro indiscusso dove architettura, scultura e pittura sono organicamente progettate. Ne sono un superbo esempio le immagini della Deposizione e della Resurrezione dipinte sopra le tombe di famiglia. Famosissima è la grande Crocifissione affrescata da Altichiero sulla parete di fondo. A destra, seppure in parte mutila, si conservano i ritratti dei due coniugi committenti Caterina de’ Franceschi e Bonifacio Lupi di Soragna, presentati dai santi Caterina e giacomo alla Vergine con il Bambino.

1382  | Cappella Belludi

A Giusto de’ Menabuoi si deve il ciclo dipinto nella cappella Belludi, che si apre sulla cappella dedicata alla Vergine, costruita secondo la tradizione sull’area della antica chiesetta di Santa Maria Mater Domini, la prima chiesa officiata dai frati francescani.
La cappella Belludi è dedicata al beato Luca Belludi, confratello di Antonio, che invocò in ginocchio il Santo negli anni della guerra condotta da Ezelino da Romano, per liberare Padova dal tiranno.

1444 | Il maestro fiorentino, Donatello

La chiesa fu profondamente trasformata nello spazio liturgico da Donatello, che realizzò un nuovo coro, caratterizzato da marmi policromi e sculture e una transenna ad arcate sormontata dal Crocifisso, realizzato nel 1444, le sculture dei Santi Francesco, Ludovico, Daniele, Prosdocimo e Giustina, posti attorno alla Vergine con il Bambino, con le lastre con angeli, il Cristo passo, e i bassorilievi con i miracoli del Santo sono stati ricomposti nell’altare disegnato da Camillo Boito, che ha immurato sul retro l’impressionante Compianto sul Cristo deposto.

XVII Secolo | Cappella del Tesoro

Nel Seicento furono costruiti molti monumenti sepolcrali, e la cappella del tesoro, opera dello scultore genovese Filippo Parodi. La grande macchina barocca è stata realizzata per conservare le più importanti reliquie del Santo, raccolte in preziosi reliquiari, a partire da quello realizzato dal famoso orefice Giuliano da Firenze nel 1436 per conservare la reliquia della Lingua incorrotta, ancora oggi portata in processione nella festa dedicata. Opera della mano di Parodi sono le statue sulla balaustra (da sinistra: S. Francesco d’Assisi, la Fede, l’Umiltà, la Penitenza, la Carità, S. Bonaventura) e sopra la nicchia centrale (S. Antonio in gloria), nonché i putti tra le nuvole che leggerissimi si innalzano verso la cupola.

Giotto e la Sala Capitolare

La Sala Capitolare conserva il più importante ciclo affrescato da Giotto al Santo, la prima opera realizzata a Padova dal grande artista fiorentino. Le pitture in origine coinvolgevano tutte le pareti della sala, secondo un preciso programma iconografico, inquadrato da un sistema elaborato di cornici e specchiature marmoree. Dalle pareti nord e sud, articolate nel registro maggiore da arcate, emergono santi e profeti dipinti con grande efficacia. A sinistra sono identificabili i santi Francesco e Chiara, san Giovanni Battista e i profeti Isaia e Davide. Sulla parete dirimpetto il profeta Daniele, altri profeti, Sant’Antonio, affiancato da un cadavere in disfacimento, simbolo della Morte, il cui cartiglio incita alla meditazione del mistero.

La Tomba di Sant’Antonio, la cappella dell’Arca

La cappella dell’Arca, che ancora oggi accoglie migliaia di fedeli ogni anno, è una dei grandi capolavori della scultura rinascimentaleCapolavoro di Tullio Lombardo (coadiuvato dal fratello Antonio), a cui lavorarono anche Antonio Minello e Jacopo Sansovino ed altri collaboratori. Le scene scolpite ad altorilievo raffigurano la Vestizione di Antonio, Il marito geloso pugnala la moglie; Sant’Antonio resuscita un giovane, Resurrezione di una giovane annegata; Sant’Antonio risuscita un bambino annegato; Miracolo del cuore dell’usuraio; Miracolo del piede reciso e riattaccato; Il bicchiere scagliato in terra e rimasto intatto; Un neonato attesta l’onestà della madre.

Al centro della cappella, l’antica tomba del Santo, in serpentino verde, è inserita nell’altare/tomba progettato da Tiziano Aspetti a completamento della cappella nel 1594.

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